Pink Floyd - The Division Bell
Pink Floyd, The Division Bell, EMI, 1994
Esattamente 25 anni fa, il 30 Marzo 1994, usciva quello che, di fatto, sarebbe stato l'ultimo album in studio del gruppo più straordinario del XX secolo. Lo stesso giorno partiva da Miami un tour colossale con centinaia di date che avrebbe toccato tutto li mondo.
Rispetto al precedente A Momentary Lapse of Reason, TDB rappresenta a tutti gli effetti il ritorno come "gruppo" dei Pink Floyd. Per mesi, infatti, il trio Gilmour, Mason e Wright si mise all'opera con decine di session, da cui vennero ricavate decine di ore di musica. Una parte dei resti di queste session è rintracciabile nel disco The endless river uscito nel 2014 (e molto altro è in attesa di "sistemazione" e di futura pubblicazione). Così, con la supremazia compositiva e realizzativa di David Gilmour, il disco vede a tutti gli effetti il ritorno anche del compianto Richard Wright in veste di compositore e cantante, oltre ad uno stuolo di illustri session men.
Negli undici brani è sempre ritrovabile l'assolo doc della Strat gilmouriana, ma anche cori e vene jazzistiche e ballads inglesi. I testi sono opera di Polly Samson e trattano principalmente del tema della comunicazione tra le persone (What do you want from me?, Poles Apart, Keep Talking, Lost for words), del bilancio esistenziale (Wearing the inside out, Coming back to life, HIgh Hopes) di speranze politicamente disilluse (A great day for Freedom) e di un pianeta Terra che prima o poi si vendicherà (come sta accadendo) delle malefatte compiute dai disastri antropici (Take it back).
Qualcuno, nell'olimpo dei criticoni musicali, all'epoca storse il naso. Ora si è ricreduto. Perché il disco è bellissimo.
Buon ascolto.