BATTIATO - L'era del cinghiale bianco


Franco Battiato, L'era del cinghiale bianco, EMI, 1979.
 
Esattamente 40 anni fa (un altro anniversario...) un ancor giovane musicista e sperimentatore catanese, conosciuto prevalentemente tra gli addetti ai lavori, pubblicava questo disco, che per molti rappresenta una svolta non solo nella sua produzione, ma nell'intera popular music nazionale.
 
Attorniato da eccellenti musicisti (Tullio De Piscopo, Alberto Radius, Giusto Pio, Roberto Colombo) e azzeccata qualche provvida comparsa sulle reti nazionali negli allora rari programmi musicali, Battiato emergeva alle cronache nazionali, anche se, a parte la title track e la sua celebre intro di violino, ancora oggi ascoltabile qua e là, i disco rimaneva ancora in penombra.
 
Il successo sarebbe poi arrivato con Patriots e, soprattutto, con La voce del padrone negli anni successivi, ma qui si intravedono le tracce dei futuri fasti. L'abbandono della sperimentazione pura (chi ha un po' di coraggio vada a riascoltarsi Fetus Pollution) a favore di un sound che strizzava l'occhioono alla nascente new wave. Il rinforzo delle citazioni letterarie colte, con una forte inclinazioni all'oriente e all'esotismo. Insomma roba forte nelle intenzioni almeno.