Claudio Lolli - Ho visto anche degli zingari felici


Claudio Loli, Ho visto anche degli zingari felici, EMI, 1976.

Ricorre in questi giorni il secondo anniversario dalla scomparsa del cantautore bolognese Claudio Lolli. Qui lo vogliamo ricordare con uno dei suo i dischi più rappresentativi, uscito nel 1976. Molti giovani probabilmente non ne hanno neppure mai sentito parlare (ma lo stesso vale forse anche per molte persone di mezza età). Eppure negli anni '70 Claudio Lolli era l'alfiere della canzone cantautorale di protesta. Più diretto rispetto ai monologhi gucciniani, meno tendente allo stile di cantastorie (mutuato dagli chansonniers francesi) di De André, meno ironico e spavaldo di Gaber, Lolli non ha avuto il successo di polarità (e di commercialità) di tali insegni colleghi. Eppure, proprio in questo disco, Lolli si distacca dallo stile del menestrello arrabbiato con chitarra folk che accmpganano i testi di protesta e si avvicina ad arrangiamenti vicini al jazz e al prog. Da questo punto di vista il gruppo "Collettivo autonomo musicisti di Bologna" (già il nome rimanda a coordinate lontane nel tempo) svolge un ruolo fondamentale, colorando i testi di Lolli dedicati, come sempre, a temi politici, culturali e letterari. Nei testi si ritrovano riscritture di Weiss e del suo Canto del fantoccio lusitano. Lo stesso titolo del disco è mutuato da un film jugoslavo del 1967. Agosto è un brano che rimanda alla strage del treno Italicus del 1974; Anna di Francia contiene invece un attacco al compositore Luigi Nono. Altri brani hanno tematiche tipiche del clima culturale degli anni '70 (Albana per Togliatti, Primo Maggio di festa). Certamente non il tipo di musica da mettere ad una festa liceale (qualcuno in passato ha tentato...) ma un disco da ascoltare e ben più meritevole della posizione che la classifica da immondezzaio della rivista Rolling Stones (una sozza cloaca, a cominciare dal disco individuato come n. 1) gli ha destinato.

Buon ascolto!